In quella parte del libro della mia memoria dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere (la sua fanciullezza e adolescenza), si trova una rubrica la quale dice Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'asemplare (di trascrivere) in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenzia (anche non spiegando parola per parola, ma almeno dando il loro significato complessivo. » (Dante Alighieri, Vita Nuova, I 1) Sì come dice lo Filosofo (Aristotole) nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. (…) Veramente da questa nobilissima perfezione molti sono privati per diverse cagioni, (..) Manifestamente adunque può vedere chi bene considera, che pochi rimangono quelli che a l’abito da tutti desiderato possano pervenire, e innumerabili quasi sono li ’mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati. Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca! (mangia) (…) Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch’i’ ho loro mostrato, e di quello pane ch’è mestiere a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe esser mangiata. E questo [è quello] convivio, di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere ministrata. (…) La vivanda di questo convivio sarà di quattordici maniere ordinata, cioè quattordici canzoni sì d’amor come di vertù materiate, (…) Ma questo pane, cioè la presente disposizione (spiegazione), sarà la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente. E se ne la presente opera, la quale è Convivio nominata (…)